Sabazia Stagna
Poco a nord di Roma, il lago di Bracciano occupa lo spazio centrale di un’area che, fino a 40.000 anni fa, fu intensamente vulcanica. Quell’intensa attività geologica ha lasciato infinite tracce, le maggiori dei quali sono i laghi, alcuni dei quali oggi completamente prosciugati: oltre al Bracciano, al Martignano e al Monterosi, infatti, altri specchi d’acqua avevano colmato i vulcani ormai esausti, come lo Stracciacappe, oggi una pianura coltivata dalla forma inconfondibile, il Baccano, il Lagusiello e il Lagomorto.
Nella tarda età romana e fino al XIX sec. tutti questi laghi erano esistenti (e lo sarebbero rimasti fino al XIX sec.), sebbene alcuni fossero stagionali o poco più che paludi, tanto che l’intera zona era denominata Sabazia Stagna, come ci tramanda il poeta Silio Italico nell’VIII libro dei Punica (I sec. d.C.).
La storia
In epoca romana, fino alla primissima età imperiale, il lago di Bracciano, che allora si chiamava Lacus Sabatunus, era meno profondo di oggi, o, per meglio dire, le sue acque erano più basse, di circa 4-5 metri. La costa del lago, tempo, aveva già conosciuto un significativo sviluppo urbanistico, basato sul sistema delle ville, sparse lungo tutta la circonferenza, con un maggiore addensamento nell’area che oggi chiamiamo San Liberato (Bracciano), dove sorgeva la mansio (poi municipium) di Forum Clodii.
Rutilia Polla
Attorno al 60 d. C. succede una tenue catastrofe: le acque del Lacus Sabatinus si innalzano repentinamente a livelli paragonabili a quelli attuali, mentre nello stesso tempo si abbassa lo zero idrometrico del Lacus Alsatinus (lago di Martignano). Possiamo datare con precisione il drammatico evento grazie a un frammento del Digesto (18, 1, 69), in cui si narra la disavventura di Rutilia Polla, domina della grande villa di Angularia. La ricca matrona aveva acquistato Angularia con gli annessi produttivi (pars rustica), due moli per i pescatori e i diritti di pesca sulla porzione orientale del Lacus Sabatinus: l’improssivo innalzamento del lago sommerge i moli e restringe la superficie della proprietà, inabissandone una parte. Colpita dalla sfortuna, Rutilia Polla scrive a Proculo, famoso giurista del I sec. d. C., successore di Marco Cocceio Nerva, interpellandolo per conoscere se fosse possibile recuperare la superficie persa: la risposta fu negativa. L’abbassamento di Martignano, invece, è un fatto ricostruibile analizzando i rifacimenti dell’acquedotto Alseatinus (questo l’antico nome del piccolo specchio d’acqua): costruito per ordine di Augusto nel 2 a.C. il settimo acquedotto di Roma captava l’acqua del lago per alimentare le naumachie; dopo l’evento geologico dovette essere scavato e costruito un nuovo e più basso (di quota) caput aquae.
Sabatia Stagna: il progetto di ricerca
Il nome Sabatia Stagna è stato recuperato dall’archeologo Giuseppe Cordiano quando nel 2006 avviò il progetto di ricerca pluriennale sull’esplorazione dei resti romani esistenti intorno ai laghi di Bracciano e Martignano. Oltre 10 anni di indagini archeologiche hanno portato alla mappatura e allo studio di decine di ville romane perilacustri, ripartite tra età repubblicana ed età imperiale, tutte rigorosamente censite e pubblicate nei due volumi “Sabatia Stagna: insediamenti perilacustri ad Anguillara e dintorni in età romana” e “Sabatia Stagna 2. Nuovi studi sugli insediamenti perilacustri di età romana nella zona del Lago di Bracciano“. Ogni anno, insieme agli studenti dell’Università di Siena, il prof. Cordiano indaga un pezzo di Sabazia Stagna: per lo più si tratta di ricognizioni, cioè di interventi non invasivi, ma anche di scavi veri e propri, come quello di Vigna Orsini, in corrispondenza del km 17 della sp. Settevene Palo II Tronco. L’area, fruibile grazie a una piazzola attrezzata realizzata con il finanziamento del Consorzio Lago di Bracciano, è interessata da una grande villa di cui si distinguono bene le due fasi: quella repubblicana, che giace sotto il pelo dell’acqua, e quella imperiale, all’asciutto: secondo una formula riscontrabile lungo tutto il perimetro del lago gli edifici più antichi, dopo la parziale sommersione, sono stati reimpiegati come fondazione e base di quelli successivi.
Visitare le aree archeologiche
Il miglior modo per esplorare Sabazia Stagna è in compagnia di Cordiano e della sua squadra: impresa non impossibile in estate, seguendo gli aggiornamenti delle attività sulla pagina Facebook ufficiale.
In alternativa, un valido supporto sono i due volumi citati, acquistabili sul sito dell’editore, in particolare il volume 1.
I siti sparsi attorno ai due laghi non sono tutti vistosi, raggiungibili o interessanti al di fuori del mondo accademico: un sito che suggeriamo di visitare è il n. 135, che si trova al km 17 della strada che collega Bracciano a Trevignano, ai piedi della citata aiuola di sosta. Nell’area è presente un pannello informativo che illustra le caratteristiche e le fasi della doppia villa repubblicana – imperiale . I resti, in parte sommersi e in parte all’asciutto, sono ben visibili, e rendono bene l’idea dell’impatto che ebbe l’innalzamento delle acque in età Giulio-Claudia.
Chi ama lo sport, e lo unirebbe volentieri all’archeologia, ha la possibilità di affittare una tavola da sup, o una canoa, e visitare il sito di Vigna Orsini (135) galleggiandovi sopra: gli stabilimenti più vicini distano 30′-40′ di pagaia dalle rovine della villa.